7 aprile, Torino. Oggi si celebra la Giornata mondiale della salute, una giornata dedicata alla sensibilizzazione sul tema, con il patrocinio dell’Organizzazione mondiale della sanità. “Nessuno resti indietro non sia uno slogan”.
Mai come nell’ultimo mese è chiaro quanto la salute, intesa nella sua più globale accezione, sia preziosa e inalienabile, diritto fondamentale di ogni cittadino. Nessuno escluso. Eppure questa universalità, uguaglianza ed equità del suo riconoscimento, ai sensi dell’art. 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dell’art. 32 della Costituzione e della legge 833 del 1978, sembra non valere per tutti. Perlomeno non per tutti allo stesso modo.
L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte interviene per accendere i riflettori sugli ‘ultimi’ e sugli operatori che se ne prendono cura.
“Per chi non ha una casa – dichiara Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti sociali del Piemonte) – vi è l’esposizione non soltanto al rischio del contagio, ma anche e soprattutto allo stigma dell’isolamento, del confinamento e della solitudine. Dell’invisibilità. Apprendiamo dai mezzi di comunicazione, la situazione difficile di un dormitorio di Torino, che, se è come viene descritta, ci preoccupa e temiamo che quanto accaduto possa ripetersi in altre realtà. Si afferma che alcune persone sono risultate positive al tampone e altre hanno sintomi evidenti e stanno attendendo i controlli, così come anche degli operatori. La cooperativa che gestisce la casa di accoglienza notturna chiede tamponi per ospiti e operatori e un piano coordinato di ricollocazione delle persone senza dimora della città, individuando delle strutture aggiuntive, per rendere possibile una diminuzione del numero degli ospiti nelle strutture già operative. Queste situazioni devono essere all’attenzione delle strategie locali e nazionali”.
Questo è lo stato dell’arte: il circuito dei servizi ai quali si appoggiavano solitamente le persone senza dimora si restringe sempre più. Molte mense, bagni pubblici, drop in, centri d’ascolto, spazi di accoglienza collettivi, chiudono perché non riescono a garantire gli standard richiesti dalle disposizioni governative. Diventa difficile restare in salute quando ci si aggira come fantasmi in città rese ancora più spettrali dall’assenza e dai vuoti.
Accanto alle difficoltà e a ciò che non va (e andrebbe cambiato) ci sono servizi che hanno attivato, anche grazie ad una più chiara unione tra sanitario e sociale, la propria abilità di trasformazione e di riadattamento.
Sabrina Anzillotti, consigliera dell’Ordine regionale e assistente sociale, aggiunge: “Il monito #iorestoacasa è stato integrato da quello del #VorreiRestareAcasa dei senza fissa dimora, dei cittadini più marginali, che vivono anche ai confini di una pandemia. Alcuni servizi, tutti quelli che ne hanno avuto la possibilità, si sono trasformati per accogliere in sicurezza e tutela la metà degli ospiti e garantire il distanziamento sociale. Siamo a conoscenza del fatto che siano state adottate alcune strategie ad hoc, come l’ampliamento della fascia oraria di apertura, l’effettuazione dei turni per la cena e la colazione, l’organizzazione del pre triage. Bisognerebbe bloccare i nuovi inserimenti per tutto il mese di aprile e garantire il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuali, sostenere con un ascolto più attento e solidale le fragilità, i timori e le insicurezze che sembrano moltiplicarsi. Parimenti risulta necessaria la creazione di una connessione sovra dipartimentale e interistituzionale di informazioni tra utenti, operatori e servizi, per far conoscere la rete virtuosa di collaborazione e scambio e rendere visibile questo circuito di solidarietà territoriale, in tutela dei nostri cittadini più fragili. L’obiettivo più grande per tutti: restare e far restare in salute”.
Rosina conclude: “La capacità di trasformazione e di rimodellamento dei servizi di accoglienza dedicati alle persone più fragili dei nostri territori ha permesso in molte situazioni di continuare a garantire l’ospitalità, l’assistenza e l’accoglienza ai ‘più invisibili’. Mentre fronteggiamo l’attuale crisi sociale e la drammatica crisi sanitaria, dobbiamo far sì che il principio “Nessuno resti indietro” non sia uno slogan: condividiamo l’attenzione per le misure per l’emergenza, ma se non si organizza il futuro c’è una bomba sociale pronta a esplodere. Rilanciamo con forza le proposte dell’Ordine nazionale assistenti sociali, sottolineando che occorre pensare ad un allargamento del Reddito di Cittadinanza a chi ha perso qualsiasi reddito e non può usufruire di ammortizzatori sociali. Servono nuove assunzioni e la stabilizzazione degli assistenti sociali precari. Bisogna anticipare oggi il finanziamento dei Fondi Povertà, Politiche sociali, Non Autosufficienza. Chiediamo l’integrazione tra ospedale e territorio e un maggior investimento nel comparto sociale in Sanità per garantire dimissioni protette e affrontare il problema della salute nel suo complesso e l’istituzione di un fondo di solidarietà apposito per il Terzo Settore”.
Carmela, Francesca Longobardi – Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass media – Ordine Assistenti sociali Piemonte /