L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte: «Per costruire sistemi di prevenzione sono necessari interventi di tipo integrato»
Il 10 settembre si celebra l’11ª Giornata Mondiale per la Prevenzione del suicidio, iniziativa promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Associazione Internazionale per la Prevenzione del Suicidio (IASP), istituita nel 2003
Parlare di suicidio e della sua prevenzione oggi concorre a sensibilizzare la comunità, sia pubblica che professionale, su un tema che riguarda tutti: in una realtà sociale che fatica a parlare di fragilità in modo esplicito e laddove il fenomeno è ancora considerato un tabù, o rischia di tornare a esserlo nuovamente, sentiamo necessario come Ordine Assistenti sociali del Piemonte, promuovere una lettura del fenomeno che riconosca il suicidio ed i fenomeni ad esso connessi come gravi problemi di salute pubblica, per cui vengano realizzate strategie mirate per la sua prevenzione.
Il tema, nel corso degli anni, ha investito il Governo in diverse mozioni, ma per un impegno concreto, ad oggi risulta quanto mai indispensabile mettere a sistema quanto sollecitato. L’Istituto Superiore di Sanità registra in Italia ogni anno circa 4.000 morti per suicidio, con una maggioranza del 78,8% di uomini (trend analogo alla situazione mondiale) e un tasso di mortalità per suicidio più elevato nel Nord Italia. I tassi di mortalità per suicidio sono più elevati tra gli anziani, ma è tra i giovani che il suicidio è una delle prime cause di morte.
«Sebbene non vi siano dati completi rispetto alla correlazione del fenomeno alla crisi pandemica – spiega Silvia Di Capua, assistente sociale –, fattori come il distanziamento sociale e l’aumentato isolamento, la crisi economica, la riduzione dei Servizi dedicati alla prevenzione e cura del disagio mentale, lo stress e burnout degli operatori socio sanitari, l’aumento della violenza domestica, potrebbero incidere in futuro sulla salute mentale della popolazione, e rischiare di impattare anche sull’aumento della rischiosità suicidaria».
Queste riflessioni indicano come la prevenzione non possa essere confinata al solo ambito sanitario ma debba tener conto anche dei potenziali fattori di rischio a livello di contesto sociale, economico e relazionale del soggetto. Con la celebrazione di questa Giornata, perciò, l’Ordine ribadisce con forza l’assunto per cui “non c’è salute senza sociale”. La salute deve essere infatti considerata un bene collettivo, tutelata per tutti dalle istituzioni e da attivarsi attraverso un fare personale ed un aggregarsi comunitario, come sostiene peraltrp la Vicepresidente del Croas Piemonte Sabrina Testa: «Come Ordine Professionale riteniamo di fondamentale importanza mantenere e difendere con forza la dimensione pubblica di tutela della salute quale valore insostituibile di una democrazia capace di essere garante dei diritti di ogni cittadino».
In questo senso, gli e le Assistenti sociali, definiti dal Presidente Mattarella “componente essenziale dello stato di salute di ogni popolazione”, in qualità di esperti nella programmazione del sistema integrato di interventi a favore delle persone, assumono un ruolo strategico nell’approccio integrato per rilevare e fronteggiare un fenomeno così complesso e sfaccettato.
Gli e le assistenti sociali possono fungere non solo da professionisti che intervengono in maniera integrata sui fattori di rischio, ma anche coloro che collaborano a costruire sistemi di prevenzione, in quanto conoscitori delle specifiche comunità e in quanto capaci di adottare strategie professionali integrate e con approccio multidisciplinare. Le ricerche indicano infatti come le strategie nazionali di prevenzione possano risultare più efficaci se implementate sulla base dell’individuazione dei principali fattori di rischio a livello locale, con interventi mirati anche a livello di comunità. Per fare un esempio si può citare lo SPES Program, un progetto nato dalla ricerca del Dipartimento di Sanità Pubblica e Scienze Pediatriche dell’Università di Torino in collaborazione con SCT Centre, con l’obiettivo di prevenire il suicidio e promuovere il benessere mentale degli adolescenti attraverso un programma di sensibilizzazione, intervento e formazione su più fronti: insegnanti, operatori sanitari, sportivi, educatori e genitori.
«Per progettare percorsi di benessere integrati – conclude Antonino Attinà, Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte – dobbiamo assumere un approccio che veda la persona inserita in un contesto, che considera il sistema delle relazioni nelle quali è coinvolta. In un mondo condizionato da elevata mobilità delle persone, da velocizzazione dei ritmi di vita, da scarse occasioni per costruire relazioni umane durature, i professionisti e le professioniste assistenti sociali sentono la responsabilità di segnalare ai decisori politici quanto sia importante salvaguardare e incrementare i processi di appartenenza e inclusione nelle comunità e quanto sia necessario costruire visioni comuni tra la dimensione sanitaria e quella sociale dei servizi. È importante precisare che l’integrazione socio sanitaria non si costruisce solo a livello dei servizi, poiché sono le istituzioni che hanno la responsabilità di costruirla ed è alle istituzioni che chiediamo di lavorare in questa direzione».