Nell’ambito di un interessante e vivace continuum di riflessione, partecipazione e confronto sui temi del piano cronicità e delle Case della Salute affrontati nei due seminari realizzati da “La Bottega del Possibile”, con il Patrocinio della Regione Piemonte, dai titoli: “Prendersi cura della cronicità: modelli regionali a confronto” e “Le Case della Salute: per integrare, sostenere, promuovere la comunità che ha cura”, l’Ordine degli Assistenti Sociali del Piemonte è stato invitato a contribuire alla costruzione di strategie di alleanze e collaborazioni interprofessionali su questi importanti e attuali assi strategici dell’offerta di cura.
L’obiettivo dei due momenti seminariali si è primariamente volto all’imprenscindibile necessità di rimettere al centro il cittadino nei percorsi di cura, passando dalla presa in carico all’aver cura e prendersi cura e dar avvio fattivo ad un disegno di salute al cui centro deve collocarsi la persona, considerata come unitaria e integra.
I due seminari hanno offerto importanti spazi di pensiero con contributi di alto profilo che hanno permesso di approfondire tematiche fondamentali e cogenti dell’agenda della programmazione e pianificazione di interventi e dato risposte afferenti all’area della salute, del welfare di comunità e dell’integrazione socio-sanitaria, nel tentativo concreto di disegnare servizi che rimettano il cittadino al centro del percorso di cura, utilizzando anche le sue competenze e i suoi saperi.
Su queste tematiche lo scenario piemontese attuale vede alcuni significativi ostacoli alla continuità e all’accompagnamento della persona: frammentazione organizzativa, frammentazione valutativa, frammentazione informativa, prevalenza dell’approccio riparativo ed emergenziale, prevenzione e promozione della salute trascurate, focus sulla prestazione, ipertecnicismo e iperspecializzazione, patologizzazione dei bisogni, sistemi informativi e di raccolta dati che non comunicano tra loro, ritiro dei professionisti con conseguente distanza dai cittadini.
Gli assistenti sociali, in modo particolare, in ragione della storia della professione, dei nostri saperi e competenze peculiari specifici che ben si adattano alla flessibilità e al cambiamento che sta rapidamente trasformando la società in cui viviamo, sono chiamati a partecipare e a contribuire fattivamente al processo di costruzione di un differente modello di welfare che sposti al focus dal case management, ormai inadeguato a far fronte alla complessità delle istanze dei cittadini, al care management comunitario.
Occorre tuttavia esercitare da protagonisti, in modo attivo e attento, il nostro ruolo di interpreti, sentinelle e tutori dei bisogni e dei diritti dei cittadini e del territorio, dei mutamenti sociali, demografici, epidemiologici, culturali e politici che attraversano e modificano la nostra società, affinché questo processo non resti uno slogan ma si tramuti in un reale e necessario cambio di paradigma culturale, organizzativo e valoriale.
Emerge quindi in modo forte la necessità di tornare sui territori per costruire alleanze con i cittadini e le associazioni di consumatori al fine di preservare insieme i diritti acquisiti.
Questi sono alcuni dei temi e dei punti fermi sui quali proseguire e intensificare il confronto, la collaborazione e la riflessione all’interno dell’ordine e con la comunità professionale e con le altre professioni ordinate:
– ricerca e costruzione di alleanze con i cittadini e i professionisti;
– analisi, approfondimento e interpretazione degli attuali importanti cambiamenti demografici e sociali (dati Censis 2017), epidemiologici e tecnologici, senza prescindere dalla crisi economica e culturale (universo valoriale che cambia) che continua ad attraversare il nostro Paese;
– analisi delle condizioni di lavoro degli operatori nei servizi di appartenenza;
– attenzione al ruolo in ombra della politica;
– necessità di rilanciare e far conoscere quanto di valido ed efficace si è già realizzato nei servizi e sul territorio;
– circolazione delle buone pratiche e delle esperienze virtuose;
– promozione dello scambio di idee, saperi e competenze per favorire la contaminazione positiva delle competenze e delle ricchezze delle professioni e dei servizi, stando tuttavia attenti a non perdere i confini o a sovrapporre gli specifici professionali.