Il Consiglio ha scelto tra gli obiettivi del suo mandato quello di incrementare le collaborazioni con i soggetti che a diverso titolo sono impegnati, al fianco delle istituzioni, nella promozione, nello sviluppo e nel sostegno di politiche integrate per il benessere dei cittadini. L’invito a portare anche la voce del servizio sociale al Convegno “Diamo voce alle solitudini. L’esperienza del telefono amico di Rivoli a confronto con il territorio” è stato letto in questa direzione ed accettato con piacere.
Dal programma:
La nostra società crea infinite possibilità di incontro e di scambio, ma produce anche forme nuove di solitudine e di alienazione. Ci sono solitudini incomunicabili, che vivono le dimore di molte persone, e sempre più riempiono i “non luoghi” (M.Augè) delle città. Solitudini delle diverse fasi del ciclo evolutivo (adolescenza, maturità, vecchiaia). Solitudini che non trovano ascolto, e che prima ancora non sono viste. La solitudine pare essere – soprattutto oggi – una situazione esistenziale, una costante ineliminabile dalla vita di chiunque, anzi dalla stessa condizione umana.
Tuttavia, nella società in cui viviamo, essa è troppo spesso frutto e prodotto dell’abbandono, dell’incomprensione, dell’isolamento e del rifiuto altrui, istanza degli aspetti del non-senso della nostra epoca. La cultura dell’ascolto, dal 1906, ad oggi resta il fondamento della mission del Telefono Amico, ascolto che determina un fattore di benessere sociale. Ascoltare è il primo passo verso la possibilità di uscire dalla solitudine, dalla tristezza, dalla angoscia, dallo sconforto, dalla rabbia e dal disagio. Il convegno ha l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza di non volgere lo sguardo altrove, di esserci per le persone e vuol essere elemento generativo di speranza, che offre spunti di riflessioni sui diversi volti della solitudine, e che mette in dialogo diversi attori sociali del territorio.