Immigrazione, Ong, Gazzi “approfondire, ma intanto creare subito corridoi umanitari”
“per costringere l’Europa a farsi carico del problema le navi delle Ong sbarchino i migranti anche in Tunisia, a Malta e in porti spagnoli e francesi”
Così Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio nazionale degli Assistenti sociali.
“Ben vengano indagini ed approfondimenti, audizioni, interventi politici, commenti e prese di posizioni: non si dimentichi mai, tuttavia – dice ancora Gazzi – che l’enorme numero di persone che continuano a rischiare la loro vita per dare un domani a se stesse e alle loro famiglie e che troppe di queste persone continuano a perderla, la loro vita, per mano di miserabili mercanti senza scrupoli che le mandano a morire in quel grande cimitero liquido che è ormai diventato il Mediterraneo”.
“L’esperienza mostra che – continua – solo attraverso una corretta a trasparente gestione di corridoi umanitari – nei quali far confluire richiedenti asilo e protezione ma anche migranti economici – è possibile tentare di porre fine a questo massacro che sembra non avere mai fine e di fronte al quale le squallide speculazioni politiche di piccolo cabotaggio mostrano tutta la loro miseria. Verificare se effettivamente, come da più parti ed anche autorevolmente si sostiene, vi siano da parte di alcune Ong irregolarità, abusi o comportamenti non ortodossi è non solo doveroso ma indispensabile. Gettare indiscriminato discredito è disonesto. Speculare sul disorientamento dell’opinione pubblica è criminale”.
“Se – conclude Gazzi – tutti insieme con una azione corale – Istituzioni, opinione pubblica, operatori umanitari – riuscissimo a svolgere una vera ed effettiva azione di pressione sull’Europa perché si faccia carico seriamente del tema migranti potremmo immaginare si possa realmente dare una svolta a questa immenso problema. Se, almeno una volta – come sostengono anche in queste ore autorevoli commentatori – le navi delle Ong che si prodigano per salvare i migranti nelle acque di fronte alla Libia li conducessero, poi, non solamente nei porti italiani ma anche in Tunisia o a Malta o in Spagna o a Nizza, la comunità internazionale e l’Unione Europea, in particolare, si vedrebbero costrette a fare i conti con questa realtà che molti, troppi, ancora oggi si ostinano a non vedere. Forse la svolta potrebbe iniziare proprio da qui.”