Giornata internazionale delle persone anziane. Attinà: “Chiediamo ai decisori politici di progettare una riorganizzazione dei servizi territoriali”

1 ottobre, Torino. Oggi si celebra la giornata internazionale delle persone anziane, istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 1990 quale opportunità per evidenziare gli importanti contributi che danno gli anziani alla società ed aumentare la consapevolezza delle opportunità e delle sfide dell’invecchiamento nel mondo di oggi.

Nei mesi scorsi l’Ordine degli Assistenti Sociali del Piemonte ha aderito all’appello pubblico “tuteliamo gli anziani” insieme ad altri 70 soggetti pubblici e privati, oltre che a più di 600 adesioni individuali. L’obiettivo è quello di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sui temi legati all’essere anziani, al fine di garantire una reale esigibilità del diritto alla salute per le persone anziane e non autosufficienti superando una frammentazione dei servizi e delle risorse.

Considerando gli anziani una fetta di popolazione importante da tutelare e riconoscere, gli assistenti sociali piemontesi prendono parola in questa Giornata internazionale per incoraggiare le istituzioni a realizzare una riorganizzazione dei servizi territoriali in grado di dare risposte di carattere sociale.

Sul cruciale ruolo degli assistenti sociali, anche in un’ottica preventiva e non solo riparativa, interviene Antonio Attinà (Presidente dell’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte): «È necessario sensibilizzare i decisori politici ad un’azione volta a creare un sistema realmente integrato tra comparto sanitario e comparto sociale. Sentiamo l’urgenza di una riorganizzazione dei servizi territoriali attraverso i quali non si dovrebbe rispondere solo a bisogni di cura medica ma a bisogni di salute che tengano conto anche della dimensione sociale. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza afferma che “solo attraverso l’integrazione dell’assistenza sanitaria domiciliare con interventi di tipo sociale si potrà realmente raggiungere la piena autonomia e indipendenza della persona anziana presso la propria abitazione, riducendo il rischio di ricoveri inappropriati”. Questa affermazione evidenzia un contesto maturo per definire in modo finalmente più stabile, omogeneo e concreto un modello di reale integrazione socio sanitaria, tra Comuni e Asl, ad esempio, soprattutto nella dimensione centrale del territorio. L’integrazione sociosanitaria non si costruisce ed implementa solo a livello dei servizi, ma richiede un cambio di paradigma anche e soprattutto a livello culturale ed istituzionale. Mi riferisco principalmente a quei soggetti istituzionali che hanno le competenze e le capacità di definire vision e scenari realmente condivisi sia nel comparto sociale, sia in quello sanitario.»

Nel corso della pandemia i dati su età e profili di fragilità delle persone decedute indicano che i più colpiti sono stati gli ultrasettantenni. Nell’emergenza sanitaria le notevoli difficoltà incontrate dal sistema di assistenza sociale sanitaria territoriale rivolto agli anziani rappresenta un elemento su cui riflettere.

Attinà prosegue: «Tutti gli operatori ed i responsabili ai vari livelli istituzionali devono in tal senso essere costruttori di cambiamento, per avviare un processo riformatore finalizzato ad adeguare ed innovare il nostro sistema di welfare, a riorganizzare il sistema territoriale dei servizi, a modernizzare e potenziare il sostegno alla domiciliarità, ripensare l’attuale modello di residenzialità, per mettere in campo un nuovo modello integrato e partecipato capace di prendersi cura della persona nella sua globalità, con i suoi bisogni, ma anche con i suoi desideri».

L’Ordine Assistenti Sociali sottolinea l’importanza da parte delle istituzioni nel sostenere la creazione di servizi sociali e socio-sanitari sempre più integrati tra loro, che sappiano essere innovativi e più funzionali, anche grazie all’uso di nuove tecnologie informatiche e sistemi informatizzati.

«L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte – aggiunge Anna Maria Veglia (Consigliera dell’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) – conferma la sua disponibilità a collaborare, quindi, ai diversi livelli perché le risorse previste dal PNRR non vadano disperse, ma siano opportunamente finalizzate e mirate agli obiettivi. Sarà centrale riuscire a promuovere progetti ed iniziative che sappiano integrare sempre più risorse pubbliche e non pubbliche, formali ed informali a partire dal volontariato, in modo tale che, attraverso il concorso di una pluralità di soggetti, gli attori pubblici, privati e del no profit siano co-costruttori di innovazioni, in primis includendo gli anziani stessi come protagonisti attivi di nuove proposte e progettualità. Le politiche sociali e socio-sanitarie per l’anziano devono essere improntate alla garanzia del ben-essere delle persone anziane, alla garanzia della loro migliore qualità di vita possibile secondo alcune parole chiave: precocità d’intervento, partecipazione, integrazione, continuità e prossimità».

Attinà conclude riprendendo il concetto di “prossimità”: «Con l’integrazione socio sanitaria è possibile garantire servizi realmente di prossimità utili a sostenere le fasce di popolazione anziana. È giusto precisare però che la prossimità in un territorio non è la distanza geografica tra il domicilio di un anziano e il luogo dove riceve la prestazione, ma è la capacità di dare risposte puntuali e ben calate sui bisogni di quello specifico territorio».

 

Carmela, Francesca Longobardi – Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel: 333.4896751