La professione di assistente sociale sostiene e promuove da sempre le donne nella propria autodeterminazione. Le sostiene nell’uscita da situazioni di violenza, nella gestione dei figli e nella gestione dei compiti di cura che le sono attribuite.
Accudire i figli, un parente disabile, un genitore anziano, sono compiti di cui tutta la società dovrebbe farsi carico, invece vengono frequentemente delegate alla famiglia e – all’interno delle famiglie – spesso alle donne. È risaputo che quando le necessità di assistenza aumentano o il lavoro diminuisce, le donne sono le prime a essere sacrificabili, come si è verificato per esempio in seguito al Covid e ormai noto nei dati riguardanti il Gender Gap.
I progetti di sostegno che i servizi sociali attivano attraverso il lavoro professionale di assistenti sociali sul territorio, sono orientati alla promozione dell’autonomia della donna. Avere la possibilità di ricevere aiuto nella gestione dei figli e ai vari compiti di assistenza significa poter coltivare un’autonomia economica e svincolarsi quindi da eventuali situazioni di violenza.
Lo sguardo che, come professionisti, portiamo all’interno della società, è centrato al superamento delle discriminazioni di genere, e a coltivare le pari opportunità nella pratica quotidiana. Tale progettualità è possibile attraverso interventi di sistema collegati al funzionamento dei servizi scolastici e di assistenza, ma anche a progetti di sostegno individualizzati a protezione delle donne che si trovano in situazioni di maggiore fragilità. E le assistenti sociali sono lì a sostenerle.
La stessa comunità professionale è composta per la maggior parte da donne. In Piemonte le donne assistenti sociali sono circa il 95% del totale. Come tutte le professioni di cura, ci troviamo però a fronteggiare la crisi economica e di politiche sociali che attraversano questo momento storico. Ed è qui che il lavoro di cura, che sia gratuito o professionale, ha il proprio comune denominatore, in un servizio (che riguarda altre professioni come le insegnanti o le infermiere) troppo spesso ancora non riconosciuto economicamente e sottovalutato in termini di ruolo.