In data 16 maggio 2018 il CROAS ha partecipato al Convegno che si è svolto a Torino dal titolo “La quotidianità del male. Sguardi e Narrazioni Sulla Violenza Maschile Nelle Relazioni Intime”. L’evento organizzato dall’Osservatorio MUSIC (mutamento sociale ed innovazione culturale), si è svolto nella Sala Lauree Blu Grande del Campus Luigi Einaudi ed è stato di grande interesse.
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La consigliera delegata Cinzia Spriano, esperta sulla materia, è intervenuta sui seguenti contenuti.
Ringrazio per l’invito e porto i saluti della Presidente dell’Ordine Dr.ssa Rosina e dei consiglieri neoeletti.Sono Cinzia Spriano, un’assistente sociale che da anni si occupa di progettazione e sostegno ai nuclei in cui si verificano situazioni di violenza oltre che una Consigliera neo eletta dell’Ordine Assistenti Socialin del Piemonte.Con l’atto del violare, cioè del non rispettare, si oltrepassa di forza, senza diritto, lo spazio di rispetto. L’invasione produce una sofferenza fisica e morale, che degrada anche chi fa violenza. Prima di essere fisicamente distruttiva, a volte mortale, la violenza calpesta una zona “di protezione”.Enrico Peyretti, intellettuale per la non violenza, spiega che “le teorie della diseguaglianza oggi sono il pensiero dominante e governante. Queste teorie affermano come naturale, il privilegio dei forti, e impongono ai deboli di rassegnarsi, alla sopravvivenza: queste teorie sono violenza vera e propria”. L’art. 3 della nostra Costituzione, “il più tradito”, enuncia il principio morale e politico alternativo a questa violenza. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione… ma di fatto le vittime con le loro condizioni personali e sociali non lo sono. Possiamo capire che cosa è la violenza se ci mettiamo in ascolto, se riflettiamo insieme su come proseguire. Le ricerche e i contributi portati oggi, ci sono da stimolo per continuare con il nostro lavoro.Di fronte alla violenza è necessaria la forza: quella della resistenza personale, e quella della comunità professionale organizzata, che mette in campo attività per contenerla e ridurla e della comunità nel suo insieme perché fino a quando la gestione di questo e atri fenomeni sociali sarà delegata alle istituzioni assisteremo alle deresponsabilizzazione individuale. E continueremo a lavorare attraverso interventi di riparazione e non di prevenzione e saremo perdenti.Non dobbiamo accettare la delega, ma collaborare alla costruzione di Sinergie ed alleanze a più livelli.Non si tratta solo di un obiettivo politico del Consiglio quello di sollecitare la massima condivisione con i diversi soggetti della società delle questioni che ci stanno a cuore, ma deve essere un obiettivo diffuso della professione.ll primo passo per cambiare la cultura della violenza è riconoscerla e nominarla. C’è un sottile linguaggio del privilegio maschile, che fa sì che gli uomini pensino di essere legittimati ad essere violenti, senza mai percepire le proprie azioni come violente. Se vogliamo cambiare questo tipo di cultura è necessario trovare dei modi per mettere in luce questo modello di mascolinità. Finché questi aspetti rimangono nascosti e continuiamo a condannarli, solo a seguito di fatti di cronaca efferati, lasciamo inalterato il tessuto sociale che alimenta ogni giorno i mille atti di violenza quotidiani nascosti dalla “normalità”.La giornata studio di oggi ci permettere di riflettere sugli interessanti studi condotti.Come Ordine degli assistenti sociali del Piemonte abbiamo dedicato sul sito una sessione specifica agli approfondimenti tematici, e vengono segnalati eventi come quello odierno, che si propongono l’obiettivo di analizzare lo stato delle politiche e delle rappresentazioni del fenomeno. Numerosi comunicati stampa hanno fatto si che l’Ordine prendesse una posizione chiara sulla tematica e condannasse le pubblicità inadeguate o contestualizzate ad alcune situazioni.Formazione congiunta, confronto e ricerca di fondi per sostenere vittime e maltrattanti dovrebbero essere la linea che ci accomuna. Lavoriamo in rete con i Servizi Sociali, al fine di combattere i pregiudizi. Rispetto al dibattito vorrei aggiungere che nel caso in cui gli incontri in luogo neutro destabilizzino i minori si aggiorna l’ Autorità’ giudiziaria dei cambiamenti sottolineando il malessere dei minori. Penso sia inoltre importante raccontare le storie delle donne che ce l’hanno fatta per dare stimoli e sostegno a chi sta cercando di uscirne. Bisogna inoltre lavorare nella direzione di una seria presa in carico dei maltrattanti da parte di operatori dedicati e preparati.Un pensiero anche ai colleghi che si sono trovati essere oggetto di aggressione a causa del lavoro: una ricerca ha descritto la situazione a livello nazionale «Come ha affermato ieri Gianmario Gazzi (Presidente del Consiglio Nazionale degli Assistenti Sociali) e ricorda Rosina – “occorre monitorare il fenomeno, intervenire sui protocolli di sicurezza e sulla formazione. È fondamentale agire a sostegno della professione, perché non tutelare gli assistenti sociali significa anche non tutelare i cittadini e le istituzioni rispetto ad una domanda che aumenta, ma che non trova risposta”.Cinzia Spriano